Quella che ti stiamo per raccontare è una bella storia del genio italiano con un finale che ti lascerà l’amaro in bocca, stiamo parlando dell’Alfa Romeo 33 Ibrida. Alfa 33 Ibrida, dieci anni prima di Toyota l’Italia era pronta al futuro. Era il 1986 e in Italia si lavorava sulla Alfa 33 Ibrida, vogliamo raccontarti la storia di come avremmo potuto essere la guida del mondo

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In molti non sanno che Alfa Romeo ha iniziato a lavorare sull’elettrico ben 10 anni prima rispetto alla Toyota e gli studi fatti, sono statti applicati appunto sull’Alfa Romeo 33 Stradale, l’auto del Biscione più simbolica e venduta del tempo.
E’ il 1986 e oltre alle questioni sulla proprietà del Marchio in ballo tra Stato e Fiat, nei Centri di Ricerca si lavora a due progetti chiave, la nuova 164 (berlina a trazione anteriore) e la rivoluzionaria motorizzazione Ibrida.
Non si tratta di studi fini a se stessi, anzi, i tecnici italiani sono riusciti a dare vita davvero alla propulsione ibrida, senza mai però riuscire a portarla sul mercato.

Viene scelta per i collaudi la 33 Sport Wagon mentre sotto il cofano viene equipaggiato il motore Boxer “Alfasud” 1.5 da 95cv a cui si accoppiava un motore elettrico fornito da Ansaldo (società poi confluita in Finmeccanica), un elettrico asincrono trifase da 16cv.
Sfruttando il sistema chiamato Controllo Elettronico Motore, capace di gestire iniezione ed accensione e che ha fatto il suo esordio nel 1983 sull’Alfetta, l’unità elettrica viene accoppiata al cambio tramite una cinghia dentata. La 33 poteva così muoversi esclusivamente in modalità elettrica, con la sola unità benzina o combinando entrambi i sistemi.
Il risultato per i tempi era eccezionale. La 33 Ibrida poteva viaggiare fino a 60km/h in modalità elettrica con un’autonomia di 5km e raggiungeva la velocità massima di 140km/h con l’aiuto del motore endotermico.
Il peso poi non aumentava di molto. Si calcolava che l’aggiunta dei sistemi elettrici comportava un aumento della massa di 150kg di cui 110 per le batterie, 20 per il motore e 10 di elettronica.
Alfa costruì tre esemplari di questa auto con il sogno di brevettarla e poi darla in dotazione a tutti i Taxi delle maggiori città italiane. I prototipi furono anche dati in prova ai tecnici del settore che ne rimasero sbalorditi e testimoniano ad oggi la veridicità di questa storia.


Il finale come detto è malinconico, Alfa Romeo poteva essere alla guida del presente e del futuro. Scelte interne per anni hanno distrutto il marchio fino a portarlo ad essere il fanalino di coda della categoria, sempre in corsa per dimostrare al mondo il valore e la competenza dell’Italia migliore.
Prova a pensare se al posto di Toyota Prius fosse arrivata la 33 Ibrida, la storia forse oggi avrebbe avuto un altro corso e un altro protagonista.

[ Articolo tratto da: carblogitalia.it ]

[ Foto tratte dalla prova di Quattroruote via ruoteclassiche.quattroruote.it ]